Lo smartphone non è un GIOCATTOLO. Il fenomeno del sexting non è sconosciuto. In questo caso ci troviamo di fronte all’ennesimo video hot dove però a lasciare sgomenti è l’età dei protagonisti, circa 10 anni lei e poco più grandi gli altri due. Sono inequivocabili le scene di sesso riprese (con molta probabilità da una quarta persona) che ritraggono i tre ragazzini e che da qualche giorno stanno facendo il giro del web e dei telefonini in alcune scuole elementari e medie di Firenze.
«Mi è capitato spesso di sentire il racconto di minorenni che mettono in piedi questo tipo di video, anche se questa volta sentire la loro giovanissima età mi ha veramente lasciato a bocca aperta. Ed è proprio su questo che tutti noi dobbiamo ragionare e riflettere; è fondamentale mettere in moto azioni che stimolino il senso critico e di responsabilità di noi genitori», premette Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, Presidente Di.Te, l’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, Gap e Cyberbullismo.
«Molto spesso tra le motivazioni di chi compie questi gesti c’è “la noia, l’averlo fatto un po’ per scherzo”. Nel video in questione, infatti, leggo che si sente la bambina (perché a 10 anni è così che io la definisco) ridere durante le riprese. Come se si trattasse di un gioco o non fosse cosciente fino in fondo di quanto le sta accadendo. Noia, gioco, scherzo o poco consapevolezza delle proprie azioni…Tutto ciò che viene fatto online ha delle conseguenze, però. I genitori devono tornare a fare i genitori e non lasciare questo compito alla tecnologia, soprattutto per quanto riguarda l’educazione sessuale. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che con la tecnologia e lo smartphone il corpo è scomparso, e con lui le emozioni, che vengono dissociate nei luoghi della rete».
«Bisogna rivedere il modello educativo genitori-figli. Il tema da trattare con urgenza è che la tecnologia è diventata il mediatore delle nostre emozioni e ci fa da sostegno sociale e identitario. L’errore più comunemente commesso dai genitori di oggi è quello di lasciare troppa libertà tecnologica ai propri figli, permettendo a volte a questi strumenti, compreso lo smartphone, di sostituirsi alla figura genitoriale. Anche la scelta di regalare un telefonino al proprio figlio deve essere ponderata. Il cellulare, in generale, andrebbe dato ai ragazzi dopo i 13 anni, facendoglielo usare in modo consapevole e interessandosi alla loro vita online.I ragazzi non hanno più il senso del limite, non gli manca il senso del pudore o della responsabilità. Hanno perso il controllo. La tecnologia ci sta cambiando. Bisogna che i genitori partecipino alla vita dei figli, informandosi attivamente su cos’è davvero la tecnologia perché non è un gioco, che dialoghino con loro, riducendo il gap generazionale che c’è tra loro e i ragazzi, che sappiano ascoltare i loro bisogni, che non minimizzino i problemi che i figli portano alla loro attenzione», conclude il Presidente dell’Associazione Di.Te, Giuseppe Lavenia.
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