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Giovani allo sbando

2024Rassegna StampaNews

Lavenia: “I giovani sono allo sbando perché lasciati soli. Serve una rivoluzione educativa”

“I dati sulla fragilità dei giovani non sono solo numeri, ma un grido di allarme che denuncia l’incapacità della società di prendersi cura delle nuove generazioni”.

Così Giuseppe Lavenia, psicologo, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Di.Te., commenta l’indagine della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza sul degrado giovanile. Secondo Lavenia, dipendenze da alcol, droghe, internet, cybersesso e gioco d’azzardo non sono la causa, ma il sintomo di un vuoto educativo, di adulti assenti che hanno abdicato al loro ruolo di guida.

“L’8% di adolescenti con disturbi neuropsichiatrici è un segnale di un malessere diffuso che non abbiamo saputo cogliere, se non quando esplode in forme di aggressività, violenza, bullismo o reati”, sottolinea Lavenia.

Il presidente di Di.Te. evidenzia come il bullismo, dilagante nella fascia 11-13 anni, età in cui i ragazzi necessitano di modelli solidi e risposte autentiche, trovi terreno fertile in una società in cui gli adulti sono spesso distratti o assenti. “Come possono i giovani imparare il valore del rispetto e delle relazioni se crescono in un contesto di solitudine digitale, silenzio emotivo e spazi urbani abbandonati?“, si interroga Lavenia.

Giuseppe Lavenia Giovani

Per il psicoterapeuta, il degrado sociale che alimenta queste dipendenze è il riflesso di famiglie in difficoltà, scuole lasciate sole e comunità frammentate. Non bastano interventi a livello scolastico o la riqualificazione delle periferie: è necessario un cambio di rotta da parte degli adulti, che devono tornare ad essere punti di riferimento.

“La vera sfida non sono i ragazzi persi, ma gli adulti incapaci di ascoltare e accompagnare i giovani nella crescita”, conclude Lavenia.

“Se i giovani sono allo sbando è perché li abbiamo lasciati soli, illudendoci che la loro capacità di navigare online fosse sinonimo di autonomia. Serve una rivoluzione educativa che recuperi il valore del limite e della presenza adulta. Non è troppo tardi, ma il tempo stringe: restare fermi significa condannarli a un futuro di silenzio e rabbia”.

Fonte: Orizzonte Scuola

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