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Vietati cellulari e tablet nelle scuole

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Vietati cellulari e tablet nelle scuole anche per scopi didattici: la nuova stretta di Valditara.
Il commento del prof. Giuseppe Lavenia, Psicoterapeuta, Docente Universitario e Presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche e Cyberbullismo

Vietati cellulari e tablet nelle scuole: pensate davvero che sia la soluzione?
Questo non farà altro che allontanare ancora di più i ragazzi dalla scuola!

Da vent’anni mi batto per promuovere la consapevolezza e il benessere digitale, convinto che la chiave per navigare l’oceano tumultuoso del digitale sia l’educazione, non il divieto. La recente decisione del Ministro dell’Istruzione di bandire l’uso di smartphone e tablet nelle aule a scopo didattico è una mossa che sa di paura, non di progresso; una resa davanti alle sfide educative del XXI secolo.

Come esperto di consapevolezza digitale, sostengo con forza che privare gli studenti della possibilità di usare gli strumenti digitali a fini didattici è un errore clamoroso. È come se, di fronte al mare in tempesta, invece di insegnare a nuotare, ci si limitasse a vietare l’ingresso in acqua. Ma come si impara a gestire le onde se non ci si bagna mai?

L’approccio del Ministro è pericolosamente fuori luogo. In un’epoca in cui la tecnologia definisce ogni aspetto della nostra esistenza, educare i giovani all’uso consapevole e critico degli strumenti digitali dovrebbe essere una priorità assoluta. Non si tratta di lasciarli in balia degli schermi, ma di guidarli nell’esplorare il digitale con discernimento e responsabilità. E come si può fare ciò se ci si ostina a tenere lo smartphone fuori dalle mura scolastiche?

Giuseppe Lavenia Tablet iPhone

Questa decisione, tuttavia, va oltre l’errore strategico; minaccia di allontanare ancora di più i giovani dall’istruzione. In un mondo dove ogni aspetto della vita è intessuto di digitale, una scuola che rifiuta questo principio appare non solo arcaica ma completamente scollegata dalla realtà. Gli studenti, inevitabilmente, percepiranno l’istituzione educativa come un’entità aliena, incapace di comprendere e di inserirsi nel loro mondo, aumentando così il distacco tra loro e un ambiente scolastico già spesso percepito come inadeguato e obsoleto.

La verità è che questa decisione mostra un’incapacità di affrontare la realtà dei nostri tempi. Il digitale è ovunque; evitare non ci renderà più sicuri, solo più ignoranti. Se davvero vogliamo preparare i nostri ragazzi ad affrontare il mondo, dobbiamo insegnare loro a usare le tecnologie digitali, non a temerle.

Questo divieto non è altro che un’opportunità mancata, un passo indietro in un momento in cui dovremmo correre avanti. È ora di smetterla di nascondere la testa sotto la sabbia e iniziare a costruire un futuro in cui la consapevolezza digitale e il benessere siano al centro dell’educazione. La strada da percorrere è chiara: integrare, non escludere; educare, non vietare.

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